Per chi non gioca piu' a Diplomacy
Inviato: mercoledì 16 febbraio 2011, 16:44
“Non gioco più a Diplomacy .... è un gioco ad eccessivo tasso di tradimento e vince, non quello che sa coalizzare più forze durature intorno a sè, ma chi fa la sporca prima... poi i centri sono così pochi e la coesione fra gli altri così bassa che egli dilaga e vince definitivamente... quindi non fa per me... ( torno al risiko )".
sono perfettamente d'accordo con la sua riflessione. Tu che ne pensi??
Questa è una domanda che ho ricevuto da un giocatore, ed alcuni fattori mi spingono sia a rispondere, che a sperare in un contributo da parte di altri giocatori.
E purtroppo per voi non sarò breve!
Uno dei problemi di un nuovo giocatore che si affaccia al Diplomacy ( perché l’osservazione di prima può farla SOLO un novellino) è accettare l’esistenza del tradimento. Lo si può fare. E lo si fa. Punto.
Ma non si tratta solo di questo. Altri fattori sono in agguato:
- innanzitutto vince solo uno su 7. Quindi a partita appena iniziata ogni giocatore, senza considerare la bravura del singolo, ha il 14% di possibilità di vittoria. Un po’ pochine rispetto ad altri giochi. E se l’aspettativa di vittoria è tanta, la delusione per la sconfitta sarà superiore.
- Questo è un gioco con delle incognite. Se negli scacchi vedo tutto il tavolo e so per certo chi sia il mio avversario, nel Diplomacy, pur vedendo la mappa completa, ignoro chi mi sarà amico ( e per quali motivi) e chi no, e devo prendere delle decisioni in base alla mia capacità di valutare la situazione.
- Scarsa visione tattica del novellino. Spesso capita di sentire proposte allucinanti o intenzioni fuori da ogni logica, da parte di persone che si avvicinano per la prima volta al gioco. Qui il problema è notevole, perché se tenti di spiegare l’errore, passi per quello che sta preparando la fregatura e quindi tutta l’attenzione paranoica del “non mi faccio certo sorprendere” si concentra su di te. Scoprendo così altri fronti a beneficio di chi non si fa certo scrupoli. In poche parole, cercare di fare del bene in partita si può rivelare disastroso: tanto non verrai quasi mai ascoltato. Ed è per questo che i nuovi giocatori vengono spesso spazzati via dalla mappa in men che non si dica ( che fareste voi con un Austria che rivendica la Romania o con una Russia che pensa a Norvegia o Bulgaria come sue di diritto? ).
- Scarsa visione strategica del novellino. L’obiettivo nel gioco è Vincere! Punto. Capita spesso che alcuni giocatori, nel corso della partita se lo scordino. Non è sempre un male, ma impantanarsi su obiettivi secondari, lasciando altri liberi di scorrazzare di qua e di là, porterà a conseguenze nefaste su tutta la partita ( avete mai sentito qualcuno dire dopo una partita a scacchi: “hai vinto tu, ma almeno ti ho mangiato la regina” ? io no ) (Se avete a Risiko l’obiettivo di eliminare le armate viola, sprecherete tempo a conquistare il Madagascar difeso da 10 carri gialli, solo perché tempo fa l’isola apparteneva a voi? ).
Tutti questi fattori ( e tanti altri) influenzano notevolmente il tavolo di gioco. Può infatti capitare che sia lo stesso giocatore a propiziare ( senza rendersene conto ) la vittoria di un altro, lamentandosi poi che la partita sia stata monotona o poco divertente. Giochereste a Risiko contro un giocatore che tira sempre 5 o 6 ? Nel Diplomacy l’esperienza è come un 5 o 6 che escono sempre. E il non saper ascoltare equivale a tirare sempre 2 o 3.
Insomma, imparare a muovere la pedina da Kiel in Danimarca e aspettare l’inverno è facile, ma capire più in profondità le dinamiche che stanno alla base del gioco è complicatissimo. Ed è qui che nascono pensieri tipo “Chi tradisce prima vince”. Niente di più sbagliato. In una partita di livello medio, appena uno tradisce, gli altri lo vedono subito e intuiscono le conseguenze, cambiando strategia e coalizzandosi per contenere il nuovo leader. O almeno è quello che dovrebbe succedere se TUTTI stanno pensando alla vittoria.
Nel caso di giocatori poco esperti è OVVIO che la loro coesione e le loro possibilità di reagire siano pressoché nulle. Come faccio da francese a reagire all’ingresso turco nel mar tirreno se neanche mi rendo conto della minaccia? Se, poi l’Italia di questo esempio mi ha pure preso la Spagna e Marsiglia, andrò dritto dritto a riprendermi i miei centri ( obiettivo secondario) permettendo alla Turchia di realizzare il suo obiettivo primario (vittoria), quando magari l’Italia avrebbe potuto tenere testa al turco con un po’ di aiuto da parte mia.
La prima partita dal vivo che ho seguito da spettatore ( una finale del torneo di Milano), mi procurò uno shock notevole. Cito qui tre mosse consecutive:
1) Primavera. Austria e Russia hanno attaccato la Turchia.
2) Autunno. La Turchia e la Russia hanno coordinato le proprie forze contro l’Austria.
3) Primavera. Turchia e l’Austria attaccano la Russia.
I capovolgimenti di fronte in pochissimo tempo mi hanno spiazzato non poco al tempo, ma ero abbastanza ingenuo e non capivo molto la situazione. Insomma, sarebbe bastata una sconfitta in quella partita per farmi dire “non sono riuscito a coalizzare intorno a me nessuna forza e chi mi ha tradito ha vinto facilmente” ed abbandonare il gioco. Magari senza rendermi mai conto che era proprio il mio comportamento ad aver impedito la coesione!
Quindi, in soldoni, il Diplomacy non è un gioco facile. O meglio, richiede abilità, che non sono in genere richiesti da altri giochi. O non in maniera così massiccia.
E il tradimento è l’ultima della lista ( infatti, in partite con gente più o meno esperta, di solito è il primo traditore a rischiare l’osso del collo). Quindi, la frase che ha scatenato la mia prolissità mi sembra estremamente superficiale e frutto di una prima impressione sbrigativa. Oppure di una partita sbagliata che ha disatteso le ambizioni.
Anche perché ci sarebbe da chiedere cosa abbia impedito al giocatore di turno di tradire per primo, per poi dilagare e vincere di fronte all’incapacità di organizzarsi degli altri !
Prima che il Diplomacy dia qualcosa, bisogna investirci tempo, impegno e materia grigia. Ma spesso sono solo batoste e basta.
Chi non è disposto a farlo può … ( tira 1 dado da 20 ) … ( è uscito 12 ) … ( controlla sul libro delle regole ) … andare a giocare ad altri giochi meno appaganti.
Concludo per vostra gioia con un paio di mie sagaci osservazioni:
“Se qualcuno in partita abbandona, stai sicuro che è lontanissimo da te, e non ne trarrai alcun beneficio!”
“Se qualcuno ha abbandonato la partita ed era tuo vicino, stai sicuro che sta per arrivare un sostituto che è mille volte peggio!”
sono perfettamente d'accordo con la sua riflessione. Tu che ne pensi??
Questa è una domanda che ho ricevuto da un giocatore, ed alcuni fattori mi spingono sia a rispondere, che a sperare in un contributo da parte di altri giocatori.
E purtroppo per voi non sarò breve!
Uno dei problemi di un nuovo giocatore che si affaccia al Diplomacy ( perché l’osservazione di prima può farla SOLO un novellino) è accettare l’esistenza del tradimento. Lo si può fare. E lo si fa. Punto.
Ma non si tratta solo di questo. Altri fattori sono in agguato:
- innanzitutto vince solo uno su 7. Quindi a partita appena iniziata ogni giocatore, senza considerare la bravura del singolo, ha il 14% di possibilità di vittoria. Un po’ pochine rispetto ad altri giochi. E se l’aspettativa di vittoria è tanta, la delusione per la sconfitta sarà superiore.
- Questo è un gioco con delle incognite. Se negli scacchi vedo tutto il tavolo e so per certo chi sia il mio avversario, nel Diplomacy, pur vedendo la mappa completa, ignoro chi mi sarà amico ( e per quali motivi) e chi no, e devo prendere delle decisioni in base alla mia capacità di valutare la situazione.
- Scarsa visione tattica del novellino. Spesso capita di sentire proposte allucinanti o intenzioni fuori da ogni logica, da parte di persone che si avvicinano per la prima volta al gioco. Qui il problema è notevole, perché se tenti di spiegare l’errore, passi per quello che sta preparando la fregatura e quindi tutta l’attenzione paranoica del “non mi faccio certo sorprendere” si concentra su di te. Scoprendo così altri fronti a beneficio di chi non si fa certo scrupoli. In poche parole, cercare di fare del bene in partita si può rivelare disastroso: tanto non verrai quasi mai ascoltato. Ed è per questo che i nuovi giocatori vengono spesso spazzati via dalla mappa in men che non si dica ( che fareste voi con un Austria che rivendica la Romania o con una Russia che pensa a Norvegia o Bulgaria come sue di diritto? ).
- Scarsa visione strategica del novellino. L’obiettivo nel gioco è Vincere! Punto. Capita spesso che alcuni giocatori, nel corso della partita se lo scordino. Non è sempre un male, ma impantanarsi su obiettivi secondari, lasciando altri liberi di scorrazzare di qua e di là, porterà a conseguenze nefaste su tutta la partita ( avete mai sentito qualcuno dire dopo una partita a scacchi: “hai vinto tu, ma almeno ti ho mangiato la regina” ? io no ) (Se avete a Risiko l’obiettivo di eliminare le armate viola, sprecherete tempo a conquistare il Madagascar difeso da 10 carri gialli, solo perché tempo fa l’isola apparteneva a voi? ).
Tutti questi fattori ( e tanti altri) influenzano notevolmente il tavolo di gioco. Può infatti capitare che sia lo stesso giocatore a propiziare ( senza rendersene conto ) la vittoria di un altro, lamentandosi poi che la partita sia stata monotona o poco divertente. Giochereste a Risiko contro un giocatore che tira sempre 5 o 6 ? Nel Diplomacy l’esperienza è come un 5 o 6 che escono sempre. E il non saper ascoltare equivale a tirare sempre 2 o 3.
Insomma, imparare a muovere la pedina da Kiel in Danimarca e aspettare l’inverno è facile, ma capire più in profondità le dinamiche che stanno alla base del gioco è complicatissimo. Ed è qui che nascono pensieri tipo “Chi tradisce prima vince”. Niente di più sbagliato. In una partita di livello medio, appena uno tradisce, gli altri lo vedono subito e intuiscono le conseguenze, cambiando strategia e coalizzandosi per contenere il nuovo leader. O almeno è quello che dovrebbe succedere se TUTTI stanno pensando alla vittoria.
Nel caso di giocatori poco esperti è OVVIO che la loro coesione e le loro possibilità di reagire siano pressoché nulle. Come faccio da francese a reagire all’ingresso turco nel mar tirreno se neanche mi rendo conto della minaccia? Se, poi l’Italia di questo esempio mi ha pure preso la Spagna e Marsiglia, andrò dritto dritto a riprendermi i miei centri ( obiettivo secondario) permettendo alla Turchia di realizzare il suo obiettivo primario (vittoria), quando magari l’Italia avrebbe potuto tenere testa al turco con un po’ di aiuto da parte mia.
La prima partita dal vivo che ho seguito da spettatore ( una finale del torneo di Milano), mi procurò uno shock notevole. Cito qui tre mosse consecutive:
1) Primavera. Austria e Russia hanno attaccato la Turchia.
2) Autunno. La Turchia e la Russia hanno coordinato le proprie forze contro l’Austria.
3) Primavera. Turchia e l’Austria attaccano la Russia.
I capovolgimenti di fronte in pochissimo tempo mi hanno spiazzato non poco al tempo, ma ero abbastanza ingenuo e non capivo molto la situazione. Insomma, sarebbe bastata una sconfitta in quella partita per farmi dire “non sono riuscito a coalizzare intorno a me nessuna forza e chi mi ha tradito ha vinto facilmente” ed abbandonare il gioco. Magari senza rendermi mai conto che era proprio il mio comportamento ad aver impedito la coesione!
Quindi, in soldoni, il Diplomacy non è un gioco facile. O meglio, richiede abilità, che non sono in genere richiesti da altri giochi. O non in maniera così massiccia.
E il tradimento è l’ultima della lista ( infatti, in partite con gente più o meno esperta, di solito è il primo traditore a rischiare l’osso del collo). Quindi, la frase che ha scatenato la mia prolissità mi sembra estremamente superficiale e frutto di una prima impressione sbrigativa. Oppure di una partita sbagliata che ha disatteso le ambizioni.
Anche perché ci sarebbe da chiedere cosa abbia impedito al giocatore di turno di tradire per primo, per poi dilagare e vincere di fronte all’incapacità di organizzarsi degli altri !
Prima che il Diplomacy dia qualcosa, bisogna investirci tempo, impegno e materia grigia. Ma spesso sono solo batoste e basta.
Chi non è disposto a farlo può … ( tira 1 dado da 20 ) … ( è uscito 12 ) … ( controlla sul libro delle regole ) … andare a giocare ad altri giochi meno appaganti.
Concludo per vostra gioia con un paio di mie sagaci osservazioni:
“Se qualcuno in partita abbandona, stai sicuro che è lontanissimo da te, e non ne trarrai alcun beneficio!”
“Se qualcuno ha abbandonato la partita ed era tuo vicino, stai sicuro che sta per arrivare un sostituto che è mille volte peggio!”